lunedì 22 aprile 2019

Mostra riti della Settimana Santa 2019, Cristo salva la madonna sugella. La processione dei Misteri a Ceglie

Cristo salva, la Madonna suggella:
 le statue dei Misteri nel Venerdì Santo
a Ceglie Messapica
di Francesco Moro, Oronzo Suma e Giuseppe Lodedo

La processione del Venerdì Santo:
contesto ed informazioni storico-culturali

Il volto di Cristo sotto la croce
Le processioni del Venerdì Santo, giorno aliturgico per eccellenza, sono manifestazioni paraliturgiche di retaggio medievale, affermatesi dopo il Concilio di Trento (1563). I pellegrini che nel Medioevo viaggiavano in Terra Santa portarono in Europa, e soprattutto in Italia e Spagna, il ricordo dei simboli e dei luoghi della Passione di Gesù Cristo; essi decisero di riproporre quelle suggestioni dolorose captate in Terra Santa, anche nelle loro terre, con manifestazioni teatrali che si svolgevano il più delle volte sul sagrato delle chiese, e che ricordavano, appunto, la Passione di Gesù Cristo.
Mentre l'ordine dei francescani, a sua volta, diffuse in Europa a ricordo dei pellegrinaggi compiuti nei luoghi cristiani di Terra Santa, forse a memoria del pellegrinaggio compiuto dalla Vergine nei luoghi della Passione di Cristo, la tradizione di celebrare il Venerdì Santo la Via Crucis attraverso 14 stazioni. Le processioni del Venerdì Santo, come detto, trovarono slancio dopo il Concilio tridentino, dalla esigenza di far rivivere e comprendere ai fedeli il mistero salvifico, della morte e Passione di Cristo attraverso rappresentazioni (le processioni) paraliturgiche a integrazione della liturgia. Esse si strutturano su una doppia veste, quella dell’annuncio cristiano e della conversione. Proprio in queste caratteristiche trovano fondamento le differenze insite nella processione del Venerdì Santo; questi due aspetti, infatti, nel corso dei secoli hanno portato ad una variazione delle ritualità in base del contesto socio-culturale.

Processione dei Misteri 2012
Distinguiamo 4 tipi di processioni del Venerdì Santo; devozionali, penitenziali, drammatiche ed associative; molto spesso si ritrovano però processioni miste [La Drammaturgia della Settimana Santa in Italia, C. Bernardi].
La processione cegliese, ad esempio, può essere considerata una processione drammatica, dove sfilano le statue dei Misteri e per ogni statua si rappresenta, appunto, un mistero salvifico nella sua tragicità.
La processione delle statue dei Misteri, così come le altre processioni religiose è voluta per far “parlare” le statue e tramite esse instillare un messaggio, emanato da ogni “quadro” esposto lungo il cammino devozionale. Non ci pare una “sfilata”, nel senso che non c'è soltanto un avvenimento che di svolge sotto i nostri occhi e basta; difatti, vi possiamo partecipare entrando nella scena, “sfilando”; non è nemmeno una “rievocazione” nè una pura “messinscena” teatrale (rappresentazioni meritorie comunque se fatte bene e con sentimento), dove la componente umana interpretativa predomina e di essa ci si fida: della scena, degli attori, del regista. Il messaggio che si vuol dare è sempre filtrato da qualche punto di vista particolare e non può esser altrimenti. Più somiglianza si può riscontrare con una “parata”, dove ciò che si mostra non sono solo le statue e le coreografie associate o il corredo di musiche, ma anche un “mostrarsi”, partecipativo di chi organizza lo “spettacolo”, siano essi i sacerdoti, le confraternite, i portatori, ma è chiamato alla partecipazione attiva anche chi vi assiste o si associa muovendosi col corteo, ponendosi corporalmente nella teoria processionale. Dunque, non si presta niente a nessun personaggio: si è personaggio e si agisce non nella finzione, ma nella realtà.

Le Statue dei Misteri
"reliquie viventi del dramma sacro"
Processione dei Misteri 2018.
Uscita dalla Chiesa di San Demetrio
Le statue dei Misteri si potrebbero chiamare statue “titolari” o “narrative” in quanto danno corpo artistico, ad un singolo episodio della vita di Gesù e, non sono un riassunto biografico come per le statue dei santi. In quest'ordine di considerazioni, perciò i Misteri assomigliano molto alle statue “titolari” della Madonna (Immacolata, Annunziata, ecc.) con una differenza che s'impone subito: che solo alcuni simulacri dei Misteri hanno un culto liturgico proprio, essenzialmente il Crocifisso. Questo significherà, forse, che esso è il momento clou, il punto massimo della narrazione, nel pathos, nel concetto (non il Cristo Morto, ci pare), che si mette in scena tra le vie, a cui si affiancherà poi anche l'Addolorata. Tale simulacro della Madonna, che chiude i cortei, è l’immagine del dolore; pare proprio sufficiente una statua per richiamare un'altra prospettiva nella storia di salvezza dei Misteri: quella della Via Mariae, una parallela Via Crucis della Madre.
A questo punto l'intera storia di salvezza sembra essere vista quasi totalmente da parte della Madre, che è dire, dalla parte dell'umanità. Traccia di ciò è nell'accentuata identificazione popolare con la Madonna. Qui si opera in una fusione di orizzonti teologica tra il dolore della madre e del Figlio, e, di conseguenza si celebra l'altro mistero della partecipazione della Madre alla missione redentiva del Salvatore.
Come già accennato, il modo di presentare i Misteri del Venerdì Santo e l’organizzazione della loro processione risente del contesto socio-culturale in cui si opera; se infatti la presenza di alcune statue è
elemento imprescindibile in tutte le processioni, esse si diversificano nelle prospettive ideali da cui sono concepite. Infatti, si può avere una caratterizzazione dei Misteri, con stretta focalizzazione cristologica, cioè escludendo alcuni personaggi dalla narrazione, eccetto la Madonna, “corredentrice”; oppure si possono allineare statue dove, oltre alla presenza di Cristo, vi si osservano altri personaggi secondari della Passione.
Processione dei Misteri 2018
Il riferimento comune nella narrazione a livello di schema mentale, può essere considerata la declinazioni dei misteri dolorosi del Rosario. Una rispondenza precisa con la nostra si ritrova in Spagna, a Vallodolid, regione della Castiglia nella processione del Lunedì Santo, la Procesion de Santisima Virgen del Rosario. Essa è improntata sui 5 misteri dolorosi del Rosario con la partecipazione di ben 6 confraternite dalle dedicazioni identiche ai nostri titoli statuari. Ricordando che i 5 misteri dolorosi sono: 1° Agonia di Gesù nell’Orto del Getsemani; 2° Flagellazione di Gesù alla colonna; 3° Coronazione di spine; 4° Salita di Gesù al Calvario carico della croce e 5° Crocifissione e morte di Gesù; occorre notare lo sdoppiamento del quinto mistero nei simulacri del Crocifisso e di Cristo morto. A cui, come da prassi spagnola, va aggiunto il simulacro dell'Addolorata, Mater dolorosa a chiusura del corteo. Essa suggella idealmente il cerchio del dolore degli eventi passionisti del Figlio e, non è sbagliato, credere che il tutto sia vissuto in primo luogo dalla sua prospettiva. Nel numero conclusivo di 7 statue, minimo, fino a circa 10, è possibile far confluire le soste di Cristo nella via captivitatis (8 secondo Ubertino da Casale nel suo Arbor vitae del 1305, un “circolo ottonario”, con il Cristo “circumrotatus” come una “pila”, sballottato come palla tra i vari Anna, Caifa, Erode e Pilato due volte), e le stazioni della vera e propria Via Crucis con la croce protagonista. La “via captivitatis” nella nostra teoria ridotta ai primi tre Misteri in ordine di uscita.
Se altrove prevale la concezione di raccontare l’interezza della Passione, punto per punto, allora il numero delle statue dei Misteri può raggiungere anche cifre eccezionali, come quelli del barese, dove in molti centri le statue superano abbondantemente la decina, fino ad arrivare al caso limite, della nostra omonima, Ceglie del Campo con ben 56 statue. Della processione dell’altra Ceglie ci piace dire la particolarità della presenza del gruppo scultoreo dell’Ultima Cena, con una tavola imbandita a cui alla fine della processione si avvicinano le famiglie meno abbienti per consumare un pasto: finanzia il tutto “famiglia patronato”!
Sempre in questa ottica, per Martina Franca il simulacro di Giuda con la lanterna così come quello di Cristo vestito da pazzo di Francavilla Fontana nelle rispettive sequenze dei Misteri, li definiremmo degli “intrusi”. Da dove spuntano? Tra l'altro, sono rari dappertutto in Italia in questi ruoli. Li pensiamo, però, strutturalmente equivalenti tra loro rispetto ai nostri poiché colmano avvenimenti importanti della Passione ignorati nella nostra versione della Via Crucis. Così, rifacendosi ai Vangeli, la statua di Giuda di Martina copre il frangente tra l'orazione al Padre nel Getsemani e il tradimento di Giuda e relativo arresto di Gesù, mentre l'esemplare del Cristo vestito da pazzo, con clamide bianca e mani legate di Francavilla, illustra il momento seguente della prigionia in cui Gesù è scambiato per matto e deriso un po' da tutti. Per Giuda fanno testo le pagine dell'arresto, mentre per Cristo pazzo si possono rintracciare fonti scritturali nei Sinottici (Mc 14,65; Mt 26,67-68; Lc 22:63-65), tirate un po' per la “tunica” nell'immaginazione popolare. Entrambe illustrano appunto le sezioni dell'arresto e della prigionia di Gesù.

La processione del Venerdì Santo
a Ceglie Messapica
Immagine del centro documentazione Michele Ciracì.
La processione dei Misteri in Via Roma, visibili le statue di: Cristo all'orto, alla colonna, alla loggia e
di Cristo Morto sotto la croce. Prima delle statue la bassa banda che precedeva la processione.
Anche a Ceglie la processione dei Misteri del Venerdì Santo, come in molte località dell’Italia meridionale fonda le proprie radici su una tradizione plurisecolare. La processione dei Misteri, resta insieme al pellegrinaggio ai Sepolcri, l’unico elemento legato alla tradizione popolare della Settimana Santa cegliese. Da citare sicuramente tra le prime fonti storiche certe, la relazione dell’Arciprete Donato M. Lombardi, datata 15 gennaio 1748 ed oggetto alcuni anni fa di una pubblicazione del neo Arcivescovo Mons. Gianfranco Gallone. L’arciprete Lombardi così scriveva: “il venerdì Santo la sera la Congregazione sotto il titolo dell’Immaculata Concezione si fa la processione per tutto l’abitato con Nostro Signore Gesù Cristo Morto sopra la bara”. Il Cristo Morto a cui si fa riferimento non è però quello attualmente portato in processione ma è, bensì il corpo snodabile della statua cinquecentesca del Crocifisso della Collegiata. 
Una processione molto simile, diversa solo per l’aspetto della presenza delle confraternite, a quella odierna possiamo immaginare che avvenisse già ad inizio Ottocento e negli anni immediatamente precedenti. Anche in questo caso ci è utile citare una relazione ad una visita pastorale. Mons. Fabrizio Cimino nel 1801 cosi scriveva: “le statue di Cristo all’Orto, alla Loggia, alla Colonna, del Crocifisso, del Cristo Morto e dell’Addolorata, il Venerdì Santo vengono portate in processione a spalla, da religiosi, officiali eletti, da deputati eletti, dal governo locale e dai confratelli di tutte le confraternite”. [I Riti della Settimana Santa a Ceglie Messapica - M. Ciracì]
La processione ha cambiato con il trascorrere del tempo più volte itinerario e luogo di partenza. Fino al 1969, anno del crollo del tetto della chiesa, avvenuto nella notte tra del 24 e 25 marzo, e nuovamente a ricominciare dal 2017, ha inizio dalla Chiesa di San Demetrio. Nel periodo in cui non è stato possibile utilizzare la chiesa di San Demetrio, e fino a dopo il rientro delle statue (avvenuto nel settembre 2016 per volere di Don Lorenzo Melle), il luogo di partenza è stato per molti anni la Chiesa di San Domenico; la processione ha avuto inizio, anche, per uno/due anni dalla Chiesa dell’Annunziata. L’attuale percorso della processione vede il corteo sfilare prima nel centro storico, passando per Via Forno del Duca, Via Vitale, Via P. Chirulli e Piazza Vecchia. Usciti dal centro storico, da via Bottega di Nisco si raggiunge L. Amendola e si risale Via Roma raggiungendo il Calvario. Qui l’Addolorata si ferma e si gira verso la bara di Cristo Morto del Calvario. La Processione prosegue per via Umberto I, Votano, XX Settembre, F. Argentieri, Cristoforo Colombo, Petracca, San Rocco, Piazza Sant’Antonio, Corso Garibaldi e Piazza Plebiscito, dove si tiene una breve sermone, per poi concludersi nella chiesa da dov'era partita.
La processione si è sempre svolta, non ha mai avuto interruzioni, rare le occasioni che hanno visto sfilare i simulacri per le vie cittadine a causa del maltempo la mattina del Sabato Santo (le foto dei Misteri pubblicate nei pannelli successivi ritraggono l’uscita della processione in una di queste occasioni di inizio anni ‘90, 1992; fatto simile è avvenuto nel 2014).

Le statue cegliesi
Immagine del centro documentazione Michele Ciracì
La processione dei Misteri in Via Roma, visibili le statue del Crocifisso, di Cristo Morto e l'Addolorata
preceduta dai confratelli della Arciconfraternita dell'Immacolata

Le statue dei Misteri cegliesi, molto probabilmente databili alla secondo metà del settecento, sono statue molto semplici all'aspetto, di statura umana, con apparati scenici ridotti rispetto a quelli che si vedono in località vicine alla nostra e in provincie limitrofe. Si aggiungono al Cristo solo degli angioletti in alcune statue, la colonna nell'omonima statua e la roccia, su cui torneremo, della statua della caduta. I volti delle statue, non esasperati nella raffigurazione scenica del dolore, e molto rassomiglianti tra loro, sono sicuramente un elemento caratterizzante della teoria dei Misteri cegliese. Le statue vengono portate a spalla su fercoli, introdotti nei primi anni novanta dall'Arciprete Don Vittorio Mele. L’anno di introduzione dei fercoli è leggibile sul catafalco di Cristo Morto, ove si legge: AD MCMXCIV (1994).
I portatori sono gruppi di cittadini e membri di alcune famiglie che da anni, dopo la scomparse delle confraternite, ufficialmente estinte con decreti del Ministero degli Interni nel 2006, ma assenti anche da più anni dalla scena rituale della Settimana Santa, si incaricano di portare le statue. L’assegnazione delle statue avviene la Domenica delle Palme attraverso la presentazione di offerte.
Le statue vengono utilizzate, ad eccezione del Crocifisso (portato in processione anche il 3 maggio), durante l’anno solo in occasione della processione dei Misteri. È infatti scomparsa la tradizione vedeva le statue dei Misteri portate in processione anche il Mercoledì Santo (tradizione che sopravvive nella vicina Oria con il nome di processione "Scenni Cristu") dalla Chiesa di San Demetrio alla Chiesa Madre, dove compivano anche un giro all'interno della stessa, attraverso via Greco, Principalli e Maddalena.
Le statue hanno subito nel corso degli anni interventi incerti che hanno comportato la perdita dei colori originali;(si è perso del sangue sicuramente!); sarebbe necessario pertanto un restauro per ripristinarli più vicini all'origine.
Nei pannelli successivi affianco alle foto Spalluti, rintracciate in un CD edito dall'Amministrazione Comunale nel 1998, presenteremo una descrizione analitica delle singole statue, per una fruizione più minuziosa delle stesse.
Processione dei Misteri 2018

Processione dei Misteri 1992
La statua di Cristo all’Orto del Getsèmani, è una statua in cartapesta attribuita al leccese Pietro Surgente (1742-1827), più recente rispetto a quelle in legno; sembra infatti che due delle statue della teoria lignea dei Misteri siano andate distrutte in un incendio nel 1791. [I Riti della Settimana Santa a Ceglie Messapica - M. Ciracì / I giorni del Perdono e dell’espiazione MISERERE NOSTRI, DOMINE MISERERE NOSTRI - G. Scatigna Minghetti].
Il simulacro vuole rappresentare la scena di “Cristo nell’orto mentre l’Angelo gli porge il calice”. [Rivista delle tradizioni popolari italiane, anno 1894] Il Cristo appare in posizione inginocchiata su un terreno verde, vestito con una tunica rossa dalla quale fuoriescono solo le mani giunte e i piedi. Alla cintola è presente una corda bianca con i tre nodi francescani. Lo sguardo è fisso in avanti, sul volto trasuda il “sudore di sangue” (Lc 22,44) che da dietro le orecchie scende fin sul collo. Come in tutte le statue, tranne la Caduta e il Crocifisso, sul capo è posta una semplice aureola metallica.
Come in tutte le statue Gesù ha capelli che arrivano dietro fin sulla spalla, e barba lunga a due punte arrotolate, che si presenta molto simile in tutte le statue. Dalla spalla destra parte un “braccio” metallico a mo’ di nuvoletta avvolto in un tessuto giallo di cartapesta che sostiene un angioletto, con volto ancora non lacrimante. L’angioletto reca nelle mani il calice e la croce con la scala e la canna simboli della Passione. Nella statua quindi non è presente alcun apparato scenico che ricordi l’Orto.
Don Domenico Carenza (parroco della Collegiata) ha deciso nel 2018 di aggiungere dietro alla statua una grande fronda di olivo per richiamare un giardino terreno dell’orazione; a lui va anche il merito di aver rivisto l’illuminazione processionale delle statue.

Processione dei Misteri 1992
La statua di Cristo alla Colonna, è una statua lignea. Il corpo di Cristo è seminudo, solo sotto la vita è presente un panno di colore bianco che avvolge il corpo. Gesù con le mani legate dietro le spalle è trattenuto a una colonna dipinta con decorazione marmorea
Il simulacro che ritrae Gesù dopo la flagellazione è solcato da numerose ferite, che apparivano ancor più accentuate prima dell’intervento di restauro incerto avvenuto a inizi anni ‘90. Le ferite sono particolarmente estese sulla spalla mentre sul torace e sulle gambe sono più lineari e sottili. L’intervento suddetto ha ridotto visibilmente anche le tracce di sangue presenti sulle spalle, sulle braccia e sulle gambe e modificato anche il colore della pelle. Il corpo in generale è piegato verso avanti, cosa che si accentua ancor di più con il capo.
Il volto appare sofferente, anche se non in maniera eccessiva, gli occhi sono socchiusi e leggermente arrossati, la bocca è leggermente socchiusa. Attorno al volto oltre alla barba scendono due lunghe ciocche di capelli.
La colonna è l’unico elemento aggiunto, essa richiama la colonna della flagellazione, elemento non presente nei Vangeli; la si ricostruisce sicuramente pensando alle modalità di fustigazione del tempo. Ma, la colonna potrebbe anche essere un segno metonimico per alludere al Tempio di Gerusalemme; in esso famose erano le colonne del porticato di Salomone. La colonna in questione potrebbe simboleggiare il potere sacerdotale ebraico che avrebbe voluto la morte di Cristo. Ricordiamo che uno dei capi d'accusa dei falsi testimoni contro Gesù era che egli, da “esaltato” avrebbe detto di esser in grado di disfare il Tempio e ricostruirlo in tre giorni (Mc 15,58 Mt 26,61).

Processione dei Misteri 1992
La statua di Cristo alla Loggia, è una statua lignea. Il Cristo è collocato immediatamente dietro a una staccionata, la cosiddetta Loggia, che oggi diremmo “palco” o “tribuna”; all'epoca una costruzione sopraelevata, più vicina ai governanti, anche perché vi si conducevano pure dei detenuti, usata per l’abituale “referendum” pasquale.
Il simulacro vuole rappresentare la scena dell’Ecce Homo a cui si fa riferimento nei Vangeli di Marco: "E gli percuotevano la testa con una canna e gli sputavano addosso e piegando i ginocchi gli rendevano omaggio” (Mc 15,19); e sempre i soldati: "Poi lo rivestirono di porpora e gli misero, dopo averla intrecciata una corona di spine" (Mc 15,17). I soldati decretano così per Cristo una regalità derisoria rappresentata dal mantello di porpora, tipico dei re, che ritroviamo sulla statua come unico elemento in tessuto presente nella teoria dei Misteri cegliesi (cambiato col passare tempo), poi la canna con cui lo avevano percosso sulla testa, posta nelle mani come scettro derisorio. Così si completa un quadro di regalità dissennato compiuto per Cristo dalla soldataglia, ma, più ampiamente, morale con cui la cattiveria umana ha “onorato” il Figlio di Dio nella sua trascendenza.
Il corpo di Gesù appare più scheletrico rispetto alle altre statue viste finora; su di esso, oltre alle ferite già pregresse e quelle sui polsi si vedono le prime piaghe, che poi verranno replicate nelle statue successive. Le troviamo sul petto, sulle spalle, sul costato e sulle ginocchia. Il volto anche in questo caso è leggermente piegato verso destra, il viso è ricoperto dal sangue che gronda dalla ferita sulla fronte, creata dalla corona di spine che sovrasta il capo e dai colpi in testa. Questa è l’unica statua dove sono presenti ambedue gli elementi posti sul capo nelle varie statue di Cristo: la corona di spine, appunto, e l’aureola.

Processione dei Misteri 1992
La statua di Cristo sotto la Croce, o altrove detta la Cascata, è un simulacro in cartapesta attribuita allo stesso autore della statua di Cristo all’Orto, Pietro Surgente; quindi con analoghe vicissitudini.
Il Cristo appare in una posizione quasi inginocchiata, la gamba destra è arretrata rispetto al corpo mentre la sinistra è posta avanti. Cristo sostiene la croce massiccia con la spalla sinistra, e il braccio avvolge la croce quasi ad assicurarla al corpo. La mano destra è tesa verso un masso di colore verde, unico elemento scenografico presente nel quadro non strettamente tematico. Il corpo di Cristo è ricoperto, come nella statua di Cristo all'Orto, da una tunica rossa stretta alla vita da una corda con 3 nodi che rinviano ai 3 voti francescani. Dalla tunica fuoriescono solo le mani, ferite ai polsi, e i piedi scalzi.
Il capo è leggermente inclinato a destra ed è sovrastato dalla corona di spine. Dalla fronte ferita gronda il sangue che raggiunge gli occhi, la bocca e il collo passando dietro le orecchie. Lo sguardo è proteso verso terra. Il volto è racchiuso dalla barba e dai lunghi capelli che a destra, lato su cui è inclinato il volto, raggiungono quasi il petto, mentre per il resto arrivano a coprire la spalla. Il viso è di una non eccessiva, nobile sofferenza.
La roccia, come detto, è l’unico elemento scenografico aggiunto alla scena; essa nelle intenzioni dello scultore vuole essere il segno del Golgota nel preannunciare ed indicare la roccia, la collina del Calvario, verso cui Gesù è diretto per la propria crocifissione. Le cadute non sono affermate nei Vangeli, ma appartengono alla pietà popolare, che le ha condensate nelle canoniche tre cadute di Cristo sotto il peso della croce nelle stazioni della Via Crucis.

Processione dei Misteri 1992
La statua del Crocifisso che fa parte della teoria dei Misteri cegliesi è una statua lignea ad uso processionale, utilizzata in occasione della processione del Venerdì Santo e per la processione della festività del Crocifisso del 3 maggio. Esistono fotografie che documentano il suo utilizzo anche in altre occasioni religiose avvenute per particolari solennità o a scopo penitenziale.
Il corpo del Crocifisso appare scheletrico ed emaciato. Sono ben visibili le costole, e le ossa delle articolazioni delle braccia. Il capo è inclinato a destra, sovrastato dalla corona di spine e ricoperto da lunghi capelli che cadono sulla spalla e ai lati in due lunghe ciocche che arrivano a toccare il torace. Il volto ieratico, di aspetto orientale, contornato dalla barba, è coperto da gocce di sangue e solcato da una grande ferita sulla fronte, gli occhi e la bocca sono socchiusi. La fascia che copre l’inguine è annodata a destra.
I colori attuali appaiono differenti dallo stato documentato nella foto accanto, dal colore della pelle sino a quello delle ferite e delle piaghe (le stesse presenti nei simulacri della Loggia e di Cristo Morto); le ferite, ad esempio, appaiono rimpicciolite dagli interventi. La croce è sovrastata dalla scritta INRI. E nessun orpello distrae dal “Tutto è compiuto”.
Il Crocifisso della Chiesa Madre
Parlando della figura del Crocifisso ci pare importante ricordare anche il simulacro ligneo del XVI secolo, considerato miracoloso, conservato nell'omonima cappella della Collegiata e restaurato nel 2015. Il corpo di tale statua, come già accennato ha le braccia snodabili e sicuramente veniva utilizzato nella doppia veste di Crocifisso e Cristo Morto ,oltre al rito della “deposizione”, prima che venissero introdotte le attuali statue.

Processione dei Misteri 1992
La statua di Cristo Morto, è una statua in legno. In tempi recenti alla scultura originale è stato aggiunto un catafalco, che nel corso del tempo è stato modificato, la foto accanto ne mostra infatti uno diverso rispetto a quello usato a partire dal 1994. (data in epigrafe) 
La parte originale del simulacro era composta dalla statua lignea del Cristo Morto, da un letto ligneo con quattro piedi intagliati a forma di pigna su cui erano applicati il lenzuolo e cuscino in cartapesta e  quattro nuvole che sorreggevano altrettanti angeli. Nel corso del tempo la parte lignea del letto è stata modificata e implementata con l'aggiunta di catafalchi, della struttura lignea originale restano i quattro piedi. Il Cristo ligneo è posato sul lenzuolo, che copre anche il cuscino su cui poggia il capo. Il volto della statua è un po’ inclinato verso destra, la bocca è socchiusa e si intravedono i denti. Il corpo presenta le stesse piaghe e ferite già delle statue di Cristo alla Loggia e del Crocifisso. Le mani poste accanto al corpo hanno i palmi trafitti dai chiodi, contratti e rivolti verso l’esterno, ispirando una serena accettazione del destino. Nitide appaiono le costole sotto pelle. La fascia posta sotto la vita appare in questo caso aperta e legata da una corda. Sul capo, anche nel giaciglio mortale c’è l’aureola della divinità che non è mai venuta meno. Attorno al corpo di Cristo, ai vertici del sacello rettangolare decorato con foglie dorate, sono poste ancora le quattro nuvolette, dai colori che dal grigio virano all'azzurro, su cui sono posati altrettanti angioletti. I puttini dal volto lacrimante trattengono nelle mani i simboli della passione. A cominciare da quello posto nell'angolo in alto a destra (in senso orario) troviamo nelle mani degli angioletti: la croce che apre la processione dei Misteri, seguita dalla colonna, il calice, la frusta, il martello, la pinza, i chiodi e la corona di spine posta in corrispondenza del capo del Cristo Morto.
Il catafalco introdotto per primo era un semplice telaio lineare, sovrastato dalla croce, che sosteneva dei veli ricamati. Quello usato oggi, su cui non si applicano veli, è in legno con una struttura a baldacchino più complessa; è decorato con fregi, foglie e figure dorate e presenta anche quattro puttini stilizzati, il tutto sormontato da un angioletto. Questo catafalco originariamente di colore avorio nel 2019 è stato restaurato e dipinto di colore rosso. 

Processione dei Misteri 2018
Il simulacro dell’Addolorata della Chiesa di San Demetrio, è quello tradizionalmente utilizzato nella processione dei Misteri, in passato era preceduto dai membri della confraternita. L’abito nero della statua appare ricoperto di decorazioni floreali ed arricchito da gemme. Il manto, ricamato, è ricco di stelle a sei punte. Le mani sono giunte e trattengono un fazzoletto ricamato. Al centro del corpetto spicca un cuore sporgente in tessuto ricamato d'oro, trafitto da destra a sinistra da uno spadino d'argento. Tale cuore è impreziosito da 3 gemme di colore verde, bianco e rosso ed è ornato da motivi floreali. Il colletto è bianco. Il volto è leggermente inclinato a destra e da sotto al velo spuntano lunghi capelli bruni (dipinti in legno) che arrivano sul corpetto.




La Croce dei Misteri è la croce in legno che tradizionalmente apre la processione dei Misteri e, fino a quando esisteva la confraternita dell’Immacolata fra lei e le statue si frapponeva lo stendardo della confraternita. Oggi è portata da ministranti delle varie parrocchie.
Su di essa sono applicati vari simboli dell’arma Christi, troviamo: i flagelli, il calice, la corona, le canne di cui una con la spugna che fu imbevuta d’aceto, la mano dello “schiaffo”, la pinza, la lanterna, i dadi, la sacra tunica rossa, il martello, il gallo sulla colonna, la scala della deposizione, la lancia e i chiodi. Sul braccio verticale è posta la scritta INRI, mentre leggermente al di sotto dell’incrocio dei bracci troviamo il velo della Veronica (il sudario con il volto di Gesù).

La mostra
La mostra allestita nella Chiesa di San Demetrio


Video intervista del blog "Ahi Ceglie"


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