Le processioni dell'Addolorata nella tradizione del Giovedì Santo cegliese
di Francesco Moro, Oronzo Suma e Giuseppe Lodedo
I riti del Giovedì
Santo costituiscono una delle nostre più importanti tradizioni religiose,
cancellate dallo scorrere del tempo, ma presenti nella memoria delle persone
anziane e nella documentazione storica, musicale e fotografica. Come segni
tangibili di tali riti , tra l’altro, restano 5 delle 6 statue raffiguranti la
Madonna Addolorata, portate un tempo in processione tra il Giovedì e il Venerdì
Santo, una delle "unicità" dei riti della Settimana Santa della città
di Ceglie Messapica rispetto ai comuni vicini e altre località del Sud Italia.
I riti del Giovedì
Santo erano sicuramente l'elemento caratterizzante della Settimana Santa
Cegliese; infatti, per le vie della città tra le ore 10:00 del Giovedì e l'alba
del Venerdì Santo sfilavano ben sei cortei sacri.
La peculiarità della
tradizione cegliese è da individuarsi proprio nel numero delle processioni dedicate
all'Addolorata, come detto 6, e alla loro durata temporale di quasi 24 ore,
alle quali l'intera popolazione partecipava con grande devozione. Tutte le
statue erano adornate con preziosi oggetti donati dai fedeli come ex voto.
La devozione del popolo
cegliese nei confronti della Madonna Addolorata è ancora oggi testimoniata
dalla presenza in alcune case cegliesi di campane di vetro, contenenti questo
simulacro. Nelle case di alcuni notabili era possibile vedere statue,
raffiguranti la Madonna Addolorata ad
altezza naturale.
Il culto della
Madonna Addolorata è stato sempre accompagnato dalla presenza della musica, che
era parte integrante delle processioni.
L’anima popolare e
religiosa di questi riti è stato il maestro cegliese Vincenzo Chirico che ha
composto delle straordinarie marce e gli inni dedicate alla Madre di Gesù, tra
le quali ancora oggi sono ricordate e cantate "Stava Maria nel pianto"
e "Stava Maria dolente".
Le processioni si
muovevano in un ordine scandito temporalmente e lungo itinerari stabiliti che
portavano le statue dell'Addolorata, partendo dalla Chiesa dove ognuna era
custodita, a visitare i vari "Sepolcri" (Altari della
Reposizione), allestiti nelle Chiese cittadine; processioni che simboleggiavano
la ricerca spasmodica del Figlio da parte della Madre addolorata.
I riti si aprivano
dopo la celebrazione della Messa in Coena Domini (lavanda dei piedi) con
la processione dell'Addolorata della Chiesa dei Padri Cappuccini dedicata a
“Santa Maria degli Angioli”, presente nel Convento dei Cappuccini, che muoveva
i propri passi alle ore 10:00 del Giovedì Santo.
Seguivano:
•
ore
14:00 la processione dell'Addolorata della Chiesa di San Rocco;
•
ore
16:00 la processione dell'Addolorata della Chiesa di San Domenico;
•
ore
19:00 la processione dell'Addolorata della Chiesa Madre (Collegiata Santa Maria
Assunta);
•
ore
22:00 la processione della Desolata della Chiesa di San Gioacchino;
•
all'alba
del Venerdì Santo la processione dell'Addolorata di San Demetrio.
Anni '40 - Processione dell'Addolorata dei Cappuccini mentre lascia il convento
(fototeca "Michele Ciracì")
I simulacri erano
portati a spalla da membri delle confraternite o da persone incaricate dalle
famiglie più in vista della città, accompagnati dal clero, dalla Confraternita
della Morte sotto il titolo “dell’Immacolata”, che aveva la sua cappella nella
Chiesa di San Demetrio e da quella della “Purificazione”, della Chiesa di San
Domenico, da bambine e bambini, dalle autorità e dalla folla dei fedeli. I
componenti dei cortei, tranne i fedeli, visitavano di volta in volta i “Sepolcri”
allestiti in Chiesa Matrice, Cappuccini, San Demetrio, San Domenico, San
Gioacchino e San Rocco.
Le processioni, come
detto, si muovevano su percorsi prestabiliti a circuito: ad esempio, la
processione dell'Addolorata della Chiesa di San Rocco una volta lasciata la
propria chiesa percorreva Corso Verdi, Via IV Monte, Via XX Settembre e
raggiungeva l'abbattuto Convento dei Cappuccini dove avveniva la visita al
primo “sepolcro”.
Seguiva poi la
visita alla Chiesa di San Gioacchino e quindi, passando per via Dante Alighieri
arrivava alla Piazza Plebiscito e proseguiva nella visita delle Chiese di San
Domenico, Chiesa Madre e San Demetrio. La processione, infine, rientrava nella
Chiesa di San Rocco attraversando Corso Garibaldi.
Le altre statue
delle Addolorate, ognuna partendo dalla propria chiesa, percorrevano un itinerario
più o meno simile sullo stesso circuito dei “Sepolcri”.
Una parte importante
dei riti della Settimana Santa cegliese era riservata alla realizzazione di
tali, appunto, “Sepolcri”, addobbati in modo straordinariamente sfarzoso
grazie al contributo delle famiglie cegliesi, che dedicavano all'allestimento
tempo e impegno nelle settimane precedenti la Settimana Santa; quaranta giorni
prima con la posa in alcuni vasi di alcuni cereali, per confezionare “U granə
də Cristə”.
Gli Altari della
Reposizione erano arredati da tendaggi e da imponenti, artistici ed effimeri
baldacchini stracolmi di fiori che profumavano particolarmente l'ambiente, a
cui si aggiungevano i vasi contenenti germogli di grano.
Tornando a parlare
delle 6 processioni, è da segnalare la particolarità della processione della
Desolata di San Gioacchino, che si svolgeva alle ore 22:00 del Giovedì Santo:
la processione era aperta alla partecipazione dei soli uomini e pertanto era
detta localmente “d'a Madonn' dj lj Maschjlj”.
La straordinaria ed
unica tradizione dei Riti del Giovedì Santo cegliese venne cancellata sul
finire degli anni Cinquanta (1957-1958), nel disinteresse dell'intera comunità
cegliese.
Le gerarchie della
Chiesa decisero di "razionalizzare" alcune manifestazioni o riti frutto
della Pietà Popolare; per i nostri riti c’era anche l'impossibilità di
ottemperare a tutte le processioni nella sola serata-notte del Giovedì.
Infatti, col decreto
"Maxima redemptionis nostrae mysteria" del 1955 ad opera Pio
XII (Papa Pacelli) vennero modificati gli orari liturgici, confacendosi
maggiormente alla temporalità evangelica della Passione e Morte di Gesù Cristo.
In particolare, per quanto riguarda il Giovedì Santo la messa in Coena
Domini alla quale seguivano le processioni venne spostata al tardo
pomeriggio, impedendo difatti l'inizio mattutino dei riti. Dopo due anni di
sperimentazione la riforma divenne obbligatoria nel 1957.
Cosi facendo la
Chiesa, a posteriori, sembra aver visto giusto eliminando gli elementi di
ridondanza di alcuni di questi riti.
Alla perdita di
questa antica consuetudine dei riti del Giovedì Santo, si aggiunge l’amarezza
comunitaria per lo smarrimento di una delle più belle statue, quella
dell’Addolorata dei Cappuccini di cui rimane qualche sbiadita immagine. La
perdita della statua è sicuramente legata con lo scempio compiuto negli anni
’60 a seguito del colpevole abbattimento del Convento e della Chiesa dei Padri
Cappuccini. Da più di quarant’anni alcuni volenterosi concittadini cercano la
statua invano. Chissà dove giace?!
Oggigiorno resta,
però, con poco seguito, la Processione dell'Addolorata del Venerdì di Passione,
la settimana antecedente alla Domenica delle Palme; probabilmente dovrebbe
trattarsi di una Desolata, la cui memoria liturgica fa da preludio agli avvenimenti
della Settimana Santa. Vista l'intensità e la genuinità del sentimento
religioso dimostrato nei riti del Giovedì Santo, e specialmente nelle
processioni delle sei Addolorate, non si riesce a capire perché tale fervore
religioso, pur cambiando logicamente i tempi non si è poi riversato in una
maggiore partecipazione alla sobria e solenne Processione dei “Misteri”
del Venerdì Santo. Per questo evento al culmine della Settimana Santa, non
organizzato o guidato da confraternite (oggi assenti nel territorio) si
riscontra, purtroppo, come già accennato una partecipazione della popolazione
molto inferiore in confronto a quella dei tempi passati.
Le Statue dell'Addolorata
Sull'epoca di
realizzazione delle 6 statue dell'Addolorata, non si hanno dati certi. Per
manifattura e caratteristiche la loro realizzazione può essere collocata tra la
fine del XVIII secolo e la prima metà del XIX secolo.
Le statue sono dei
manichini vestiti, leggeri e maneggevoli, destinati ad uso processionale. Il
volto, le mani e i piedi scolpiti in legno, quasi tutti di manifattura
napoletana, sono dipinti ed hanno un aspetto quasi porcellanato, caratteristica
molto evidente nella Desolata di San Gioacchino. I volti della statue sono inclinati o girati, presentano un incarnato
d’un pallido rosa-carne a sottolineare l’ansia per la ricerca e il dolore per
la fine presagita del Figlio. In tutte le statue lo sguardo è rivolto verso il
cielo (caratteristica comune a quasi tutte le statue dell’Addolorata), gli sono
occhi di pasta vitrea e nella piccola bocca si intravedono i denti. Nessuna delle Addolorate cegliesi è provvista
di aureola, né presentano corone in testa.
Statua
dell'Addolorata della Chiesa Matrice Santa Maria Assunta
Il simulacro
dell’Addolorata della Chiesa Matrice quando viene portato in processione
durante il Venerdì di Passione (venerdì nella settimana antecedente alla
Domenica delle Palme), indossa l'abito processionale di seta con ricami in oro, mentre durante
l'anno indossa un semplice vestito nero con un cuore e uno spadino d'argento
(della profezia di Simeone) sul corpetto.
Sull'abito
processionale di seta, di antica manifattura, con ricami in oro in stile
baroccheggiante, è ricamato anche il nome della famiglia committente,
“Argentiero” e l’anno di realizzazione 1867. L'abito appare in ogni sua parte
ricco di decorazioni floreali, ripresi anche sulla bordura del manto ricamate
in filigrana d'oro 990 (è un oro fino) e bisso.
L’uso di ammantare
le statue con abiti di seta o di altre stoffe, come la “lamiglia”, e il
“taffettà” è stato sempre molto diffuso a Ceglie dove erano presenti
delle straordinarie ricamatrici.
Il manto della
statua è ricoperto da un velo quasi trasparente di colore nero. Oltre alle
decorazioni floreali sull'abito, nella parte bassa anteriore è ricamata una
coppa, sormontata ramoscelli e da due uccelli che, forse simboleggiano le anime
salvate dal Sacrificio di Gesù Cristo.
Le mani sono giunte
e trattengono un fazzoletto ricamato. Il corpetto è arricchito da una grande
rosa affiancata da più foglie, esso è trafitto a sinistra da uno spadino
d'argento arricchito da gemme. Il colletto, di colore nero, è merlato.
Il volto in legno
della statua è inclinato a sinistra, ha un colorito pallido rosa-carne.
Il viso scarno, lo
sguardo intenso sono incorniciati dalla classica pettinatura a chignon, anche
questa realizzata in legno.
Il simulacro
dell’Addolorata della Chiesa di San Demetrio, cappella dov’erano e sono
conservati nuovamente “I Misteri”, è quello utilizzato per la
Processione del Venerdì Santo. L'abito è ricoperto di decorazioni floreali
arricchito da qualche gemma. Il manto nero, ricamato, è ricco di stelle a sei
punte. Le mani sono giunte e trattengono un fazzoletto fittamente ricamato. Al
centro del corpetto spicca un cuore sporgente in tessuto ricamato d'oro,
trafitto da destra a sinistra da uno spadino d'argento. Tale cuore è
impreziosito da 3 gemme di colore verde, bianco e rosso ed è ornato da motivi
floreali. Il colletto è bianco. Il volto è leggermente inclinato a destra e da
sotto al velo spuntano lunghi capelli (dipinti in legno) che arrivano sul
corpetto.
Anni '50 - Processione dell'Addolorata di San Demetrio in via Roma
(fototeca "Michele Ciracì")
Statua
dell'Addolorata di San Domenico
La statua
dell’Addolorata di San Domenico è conservata nell'omonima chiesa all'interno di
un armadio; non è chiaro se l'abito che indossa sia quello di parata o meno.
L'abito appare quasi del tutto nero; sono presenti solamente una merlatura del
velo dorata e qualche stella sul velo. Le mani sono giunte e trattengono un
fazzoletto ricamato in cui spicca la "M" di Mater. Al
centro del corpetto spicca un grande cuore d'argento con una “M” in
rilevo d'oro. Il cuore centrale coronato, a sua volta, è ornato da una
merlatura di argento pure cuoriforme, a cui si aggiungono una fiamma e un
putto. Probabilmente aveva anche uno spadino. Il colletto, a gorgiera, è
bianco. Il volto è inclinato a destra.
Il simulacro della Desolata di San Gioacchino presenta un vestito
completamente nero come il velo. Unico elemento decorativo sono le merlature,
nere per il velo e bianche per maniche e colletto. Le braccia, viste alcune
foto storiche, probabilmente sono snodabili. Le mani sono disgiunte; la destra
si trova più in basso, mentre la sinistra trattiene un fazzoletto ricamato con
motivi floreali e geometrici in cui è presente la scritta “MATER DOLOROSA”.
Sul corpetto è presente un cuore d'argento trafitto da uno spadino
inclinato da destra a sinistra. Sul cuore è presente una “M” in rilievo
d'argento. Il volto non è inclinato, ma girato verso sinistra. Nelle parti
dipinte della statua, tra cui il volto, è particolarmente evidente l'effetto
porcellanato.
Una curiosità: la disgiunzione delle mani della Desolata è
connessa al movimento concitato della Madre in cerca del Figlio, e perciò
volendo l’artista rappresentarne il movimento, essa non può avere corpo e mani
statici. Nella nicchia dove è conservata la statua c’è anche una croce, ad indicare pure la scena dello “stabat
mater” dolorosa sotto la croce, come ad esempio, nella Processione della
Desolata di Andria.
Le mani sono disgiunte come nella Desolata di San Gioacchino.
Nella mano destra tiene un fazzoletto anch’esso ricamato. La mano sinistra
copre parte del corpetto ed è avvolta da una collanina con pendente, forse un ex
voto.
Nello stesso corpetto è presente una ricca decorazione floreale,
venendo trafitto a sinistra da uno spadino d'argento. Manca il cuore che,
forse, doveva trovarsi quasi a cospetto della mano. Il volto è inclinato a
destra.
Anni '50 - Processione dell'Addolarata di San Rocco in corso Verdi
(fototeca "Michele Ciracì")
Statua
dell'Addolorata dei Cappuccini
Il simulacro
dell’Addolorata della Chiesa di Santa Maria degli Angioli, come già detto, è
andato smarrito dopo l'abbattimento del Convento dei Cappuccini, dov'era
conservato. La descrizione della statua è possibile grazie alle foto che la
immortalavano mentre era portata in processione. Il vestito, molto ricamato, fu
un dono delle classi meno abbienti della popolazione cegliese.
L'abito fu
realizzato con una stoffa di seta di colore nero sulla quale era stato
applicato un ricamo dorato che si può far risalire tra la fine del XVIII, e gli
inizi del secolo XIX. Il ricamo era caratterizzato da un motivo decorativo a
rete dal quale partivano ampie e morbide volute geometriche a cui si
aggiungonevano dei fiori, che coprivano tutta la parte anteriore della gonna,
la parte anteriore del corpetto e il bordo delle maniche. Il velo, orlato
d'oro, presentava alcune stelle a 6 punte. La mani, giunte, trattenevano un
fazzoletto ricamato ed agghindato da alcune gemme. Appena al di sopra delle
mani era collocato un cuore d'argento arricchito da gemme, trafitto a sinistra
da uno spadino. Il colletto era merlato, di colore bianco. Il volto era
leggermente inclinato a destra. Nella speranza di poterla presto riammirare,
viene presentato il restauro a colori di una vecchia foto che la ritrae in
processione.
Anni '40 - Processione dell'Addolorata dei Cappuccini in via Umberto I
(fototeca "Michele Ciracì")
Restauro a colori di Francesco Moro
Addolorata della chiesa S. Maria degli Angioli (Cappuccini)
(fototeca "Michele Ciracì" - restauro a colori di Francesco Moro)
Addolorata della chiesa di San Rocco
(foto Francesco Moro)
Addolorata della chiesa di San Domenico
(foto Francesco Moro)
Addolorata della Collegiata Santissima Maria Assunta
(foto Francesco Moro)
Addolorata della chiesa di San Demetrio
(foto Francesco Moro)
Addolorata della chiesa di San Gioacchino
(foto Francesco Moro)
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