di Leonardo Legrottaglie
L'opera
di conquista di Roma della penisola italiana passava, strategicamente,
dalla costruzione di un grande sistema viario, tuttora in parte ancora
visibile. Un sistema viario che poteva permettere lo spostamento veloce
di truppe e mezzi ma anche di merci,
persone, cultura e informazioni.
Precedentemente alla conquista romana, l'Italia non aveva grandi vie di
comunicazione, ma solo sentieri e piste. La rete stradale dell'Italia
romana risale in gran parte all'età repubblicana. Incominciata nel 312
a.C. con la via Appia, aveva un grande sviluppo attorno al 100 a.C..
Secondo la Notitia Regionum Urbis, ventinove vie uscivano dalle quindici
porte delle mura aureliane. Le più importanti erano la via Appia, come
detto, che collegava Roma con Brindisi, la via Flaminia, da Roma a
Rimini, continuava con la via Emilia fino a Piacenza, punto di partenza
delle strade verso l'Europa e la via Aurelia, da Roma a Vado Ligure e da
qui verso la Gallia e la Spagna.
La
via Appia era la prima e la più importante tra le grandi strade
costruita da Roma. I lavori di costruzione iniziarono nel 312 a.C. dal
magistrato Appio-Claudio. La sua realizzazione viaggiava insieme alla
conquista delle regioni meridionali. Un primo tratto, quello iniziale,
si spingeva da Roma fino a S. Maria Capua Vetere, in Campania; poi
continuava fino a Benevento (268 a.C.) e Venosa in Basilicata nel 190
a.C.. La sconfitta e il ritiro di Annibale apriva le porte alla Puglia:
proseguiva attraverso la Basilicata fino a Taranto e infine, nel II°
secolo a.C. arrivava a Brindisi, porta per l'oriente, dove l'alta
colonna ne indicava il limite estremo.
"L'autostrada
Appia", nel II° secolo d.C. conobbe una variante che ne abbreviava
il percorso. Fu l'imperatore Traiano, nel 108-110 d.C., a realizzarla a
partire da Benevento. Un percorso alternativo più veloce, comodo e
sicuro. Con essa si poteva raggiungere Brindisi da Roma in 13/14 giorni,
per un percorso complessivo di 540 Km. La via Appia-Traiana, questo il
nome, era in parte lastricata con grandi lastroni (basoli) di pietra
basaltica. La carreggiata aveva una larghezza di circa 4 metri,
sufficienti a consentire il passaggio contemporaneo di due carri nel
doppio senso di marcia. Due marciapiedi in terra battuta, delimitati da
un cordolo di pietra e larghi ognuno almeno un metro e mezzo
fiancheggiavano la carreggiata. Nei tratti più frequentati, ogni 10-13
Km e in quelli meno frequentati (14-17 Km) si incontravano sulla strada,
così come oggi sulle moderne autostrade, le stazioni di posta che
servivano per il cambio dei cavalli, il ristoro e l'alloggio dei
viaggiatori. Lungo il percorso massicci cippi militari in pietra
sistemati ai bordi della strada indicavano la distanza da Benevento.
La
nuova strada dalla Campania si riversava in Puglia passando per Aecae
(Troia), Canusium (Canosa), fino a Bituntum (Bitonto), seguendo da
Canosa l'attuale percorso della statale 98. Da qui e fino ad Egnazia la
strade diventavano due: la prima, interna, proseguiva attraversando
Azetium (Rutigliano), Norba (Conversano) per poi giungere ad Egnazia,
importante centro Messapico e poi Romano; l'altra, puntando per Barium
(Bari), costeggiava tutta la costa e attraversava i centri di Neapolis (Polignano)
e Diria (Monopoli?) fino a, Gnathia (Egnazia). Entrambi i tracciati, già
presenti prima dell'arrivo dei romani, sotto forme più ridimensionate,
sono ancora oggi oggetto di studio in quanto non si è stabilito ancora
quale dei due sia quello fatto ampliare dall'imperatore Traiano. Secondo
la professoressa, Raffaella Cassano, ordinario di "archeologia e
storia dell'arte greco-romana" e del professor, Giorgio Otranto,
ordinario di "storia del cristianesimo antico" entrambi
all'Università di Bari il tratto della via Traiana "vera" è
quella che che si riversa sul litorale. A Monopoli sud, probabilmente,
si congiungevano le due strade per continuare secondo un unico percorso
fino a Brundisium (Brindisi). Ed è proprio qui che è visibile un pezzo
della via Traiana, forse il più grande. Per circa 300 metri la strada
romana costeggia quella in uso e asfaltata che conduce in direzione
Capitolo, costruita negli anni cinquanta sul percorso di quella romana.
Il tratto emerso è storicamente rilevante proprio perché in questo
punto la carreggiata arriva fino a 20 metri (solo in parte visibile) e i
solchi scavati nel calcare indicano una biforcazione secondo due
direzioni.
L'area
però, è da tempo abbandonata e neppure un gard-rail mette al sicuro
l'automobilista di passaggio dalla possibilità di poterla invadere.
Erbacce e rifiuti sono presenti e addirittura un tratto e stato
ricoperto trasversalmente e abusivamente con pietrisco per permettere il
transito a veicoli e persone dell'adiacente condominio sulla strada
recentemente asfaltata. Inoltre, i recenti lavori fognari, che hanno
cancellato il percorso pedonale attrezzato sul lato opposto ai resti
romani, ha lambito la stessa via anche se non in luce.
"I
rapporti con l'amministrazione del comune di Monopoli sono stati
pressoché occasionali e spesso intermediati" - dice il
Soprintendente ai beni archeologici della Puglia, Giuseppe Andreassi.
Apprendo da voi lo stato di abbandono di quel tratto di via Traiana, che
comunque, alcuni anni fa, fu risistemato e ripulito. Ma le competenze
per la salvaguardia spesso spettano alle singole amministrazioni.
L'Italia - continua - per il vasto patrimonio storico-architettonico di
cui dispone non può vincolare qualsiasi area. A volte è chiamata in
causa la sensibilità delle singole amministrazioni locali per la
valorizzare del patrimonio di cui dispongono". Del turismo Monopoli
ne fa una bandiera. E' vero, non tutto si può fare, ma basterebbe poco
per tutelare un pezzo di storia millenaria da vedere e da spiegare.
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